{ Muriel Barbery, L'eleganza del riccio

{ Muriel Barbery, L'eleganza del riccio
Su una cosa però siamo d'accordo: l'amore non deve essere un mezzo, l'amore deve essere un fine.

domenica 6 febbraio 2011

Tanti cari saluti alla distanza.


Continuo a non capire cosa passi per la testa a determinate persone ma... va bene così.
Non si può capire tutto, non si può comprendere tutto, men che meno conoscere quello che passa per la testa di persone complicate tanto quanto belle, dentro e fuori. Vabbè.
Solo che... solo che... boh! Ma che palle! Ma perché devo sempre e soltanto accontentarmi di qualcosa che alla fine non è mai quello di cui ho bisogno? Mi accontento di surrogati e, soprattutto, mi distraggo con cose passeggere o cose che non c'entrano nulla, per autoconvincermi che sto bene, che alla fine non ne ho davvero bisogno, che posso ancora aspettare.
Invece no, cavolo.
Qui lo dico e qui NON lo nego.
NON VOGLIO ANCORA ASPETTARE.
Perlomeno non voglio ancora aspettare lui.
Non glielo posso e non me lo posso permettere.

Come non mi posso permettere di farmi ripetere da mia madre che devo inserirmi in qualche gruppo qui a Terni, che non va bene che i miei amici siano solo a Roma, che non posso lavorare sempre davanti al computer e costruire amicizie e rapporti a distanza.
Preferisco i miei amici, le mie relazioni, i miei incontri... che quando ci sono, quando riesco ad organizzare questi incontri... sono fuochi d'artificio e sono emozioni incredibili. Perché dovrei accontentarmi anche sotto questo punto di vista? Almeno qui... NO.

Eccola lì. Parola chiave: distanza.
Del cavolo, come sempre... e ogni giorno prima di qualcosa di importante me ne rendo sempre più conto. Ogni vigilia di qualcosa di importante mi rendo conto del valore e dell'importanza di questa parola... e domani è davvero un giorno importante. Sotto parecchi punti di vista.
Roma però è sempre qualcosa di incredibile. Qualcosa di immenso, qualcosa di meraviglioso, qualcosa di indescrivibile.
Il viaggio, che mi dà l'occasione di scrivere le mie domande, di pensarle, di farmi perdere nelle miriadi di cose che potrei e vorrei chiedere e, soprattutto, mi fa riflettere sul modo in cui porre i miei interrogativi in maniera decente e che susciti un minimo di interesse.
Il viaggio, che mi fa pregustare quello che potrebbe succedere.
Il viaggio, che mi fa impazzire e allo stesso tempo rilassare.
Il viaggio. Molte volte la parte che preferisco, anche se certi eventi lo battono alla stragrande.

Un altro viaggio, piccolo, ma immenso.
...e allora sia buon viaggio.

Aspettandone un altro, programmandolo, sognandolo e sperando che vada tutto bene.

Grazie Rachel...
con tanto affetto, tua,
Sunshine :)

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